Non è un avversario tondo
Non è un anniversario tondo. Per questo non merita rilievi mediatici il 21° anniversario della morte di don Tonino Bello. O almeno così ritengono in molti.
Ma oggi giorno di Pasqua non si può non ricordare l’Innamorato della Resurrezione, della luce, del cambiamento. L’indicatore stradale, l’additatore di gemme, la sentinella del mattino.
Tanti testimoni sono caduti nel silenzio per mancanza di anniversari tondi!
Ma forse è proprio per questo silenzio, per questa pigrizia, per questo torpore che oggi mancano a noi i messaggi forti, i messaggi profetici, le grida d’allarme.
In piedi costruttori di pace gridava don Tonino Bello.
Alzatevi, muovetevi, svegliatevi! Sento ancora oggi la forza del suo scuotimento anche un po’ tipica degli inviti dei nostri padri contadini quando si chiamava al lavoro al mattino presto nei campi ancora ghiacciati di rugiada. Perché è al lavoro che dobbiamo andare. Già al mattino presto instancabili costruttori.
In piedi costruttori. Non demolitori, lamentatori incalliti, distruttori di sogni, ma sviluppatori di idee, di visioni e di progetti. Amplificatori di voci buone, di grida di protesta e di calde utopie.
Costruttori di terre ed edifici di pace fatti di mattoni di tenerezza, di premura, di sensibilità, di protezione, di entusiasmo, di audacia, di comprensione, di accoglienza, di ascolto, di aiuto, di abbraccio e carezza, di allegria.
No. Non si può dimenticare il “prete col grembiule”. Operoso, operativo e operaio nel cantiere della pace sempre aperto, giorno e notte.
Forse ricordare don Tonino oggi significa andare a scuola di pace. Formarsi alla solidarietà e alla politica del grembiule e non tradire questo vescovo da “catechismo di strada” stando lontano dagli androni dei palazzi e dagli angoli delle città dove si consuma l’ingiustizia e la povertà. Lo ricordiamo nei convegni e nelle messe ma dimentichiamo il suo grido “la pace è finita andate a messa” e che ci invitava ad immergerci nella città tracciando “ricami di luce sulla folla” cosi come un altro profeta gridava (Chiara Lubich).
Manager col grembiule, Medici col grembiule, Insegnanti col grembiule, Politici col grembiule. Queste sono le icone di riferimento. Sono iperbole di “disarmo” dai segni del potere, che, con la Carità , la nonviolenza e il potere dei segni, tendono all’infinito di Dio e dell’Uomo.
David Turoldo scriveva “..la gente, l’umile gente abbia ancora chi l’ascolta e trovino udienza le preghiere”
E noi, sappiamo prestare ascolto ai poveri, agli ultimi e all’umile gente bisognosa di santità laica, che attende di trovare udienza alle proprie preghiere?
Questa è la domanda per un anniversario non tondo. Direi quotidiano , stabile, continuo e regolare
E don Tonino ci risponderebbe ancora cosi:
“Siate voi i promotori della santità. Io mi appello a quella santità laica di cui tutti quanti voi potete essere fornitori, protagonisti e propositori La santità laica, i valori del Vangelo che poi sono i valori che si sprigionano dalle viscere della terra.
La solidarietà. La solidarietà non intesa come vago sentimento adolescenziale, ma come farsi carico delle sofferenze degli altri, le sofferenze della città.
La trasparenza. La trasparenza della vita perché non ci siano fratture tra l’audio e il video. C’è molto audio nelle nostre chiese. Ma di video ce ne è poco; si sente bene, ma il video è a strisce; ci sono delle interferenze.
L’accettazione dell’altro. La ricerca dell’altro.
Capite allora? Provocare dalle viscere del territorio questa esemplarità. Questo è promozione nuova per la città. La santità laica, la promozione di questi valori. Che i vostri figli apprendano da voi quelle fierezze che fanno l’uomo grande, quelle fierezze umane; quelle indipendenze interiori, quei riconoscimenti di subalternità solo dinanzi a Dio. Servi di tutti ma schiavi di nessuno. Protesi in questo servizio straordinario dell’uomo. Quanto merito vi troverete per essere stati promotori di questa santità urbana, di questa santità laica, democratizzata, diffusa. La città langue di interiorità.” (in Senza misura. Caritas sine modo, edizioni la meridiana)
Alda Merini scriveva “..domandano tutti come si fa a scrivere un libro ….. Si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via …”
Cosi ha scritto il libro della sua vita don Tonino Bello e cosi lo dobbiamo imitare in tutti gli anniversari tondi e non tondi.
Nino Messina